Problemi etici e contromisure efficaci per costruire metaversi sicuri

Problemi etici e contromisure efficaci per costruire metaversi sicuri

È successo con i messaggi subliminali in TV; si è ripetuto con i dati personali sui social network: ogni nuova tecnologia solleva dilemmi etici e legali e, attorno a essa, vengono dipinte le più catastrofiche previsioni sull’avvenire del genere umano. Anche il metaverso in VR o AR apre a domande e preoccupazioni lecite. Oggi, infatti, a trovarsi sul banco degli imputati sono quei mondi virtuali immersivi all’interno dei quali interagiremo senza i limiti spaziali finora conosciuti.

 

In questo post proveremo a fare chiarezza distinguendo fra ordini di problemi differenti come il rispetto dei diritti di privacy e proprietà e l’incubo di una deriva de-umanizzante della vita e dei rapporti sociali. Ognuna delle questioni appena abbozzate merita la massima attenzione e non tutte le risposte che proporremo saranno di per sé esaustive. Tuttavia, solo muovendo da questa consapevolezza sarà possibile costruire un ecosistema capace di rispettare i valori di autonomia e libertà di scelta della persona.

 

La tutela dei diritti di proprietà nei mondi virtuali

Nei metaversi gli utenti potranno fare acquisti e godere della proprietà di beni virtuali, questa è una certezza già allo stato attuale delle cose. Chiaramente, una volta che nascono processi che prevedono transazioni di denaro, lo spettro delle truffe e delle violazioni dei diritti di proprietà incomincia ad aleggiare. Questo è un dato ineliminabile di ogni attività umana: dove ci sono soldi c’è il rischio di illeciti. La paura che questi avvengano anche nei metaversi è, dunque, fondata. Tuttavia, in queste piattaforme parallele e transnazionali non verranno a decadere gli impianti normativi già esistenti.

 

Il punto è banale: anche nel metaverso le attività sanzionabili rimarranno tali. Anzi, quel che sarà opportuno fare sarà adeguare gli strumenti per combattere tali reati come in parte è avvenuto con la diffusione di internet su larga scala. L’adattamento dei protocolli e delle misure alla nuova tecnologia sarà il prerequisito per l’esistenza stessa del metaverso. Sotto questo punto di vista, gli NFT sono un esempio di come possano essere controllati i passaggi di proprietà dei beni virtuali.

 

L’eye-tracking e la nuova frontiera della privacy

Altro tema estremamente rilevante per costruire metaversi in cui varrà la pena trascorrere il proprio tempo è il rispetto della privacy. Il GDPR ha fatto giurisprudenza sulla questione della riservatezza dei dati online. Questi regolamenti dovranno essere necessariamente implementati in funzione della nascita e diffusione di nuove tecnologie. Nel caso della fruizione dei mondi virtuali con visori, il rischio maggiore è legato all'eye-tracking. I sistemi saranno, infatti, sempre più capaci di leggere i movimenti oculari e, dunque, potranno dedurre i pensieri consapevoli e inconsci dell’utente. Quest’eventualità aprirebbe all’ipotesi di un mondo in cui siamo “spinti” a compiere determinate azioni tramite input targettizzati sulla nostra mente.

 

Se quest’aspetto non venisse considerato, se non fossero applicati dei limiti al tracciamento, il rischio di trovarci in realtà che violano la nostra dimensione privata sarebbe altissimo. Le contromisure per neutralizzare quest’eventualità potrebbero essere diverse. Per esempio, si incomincia a lavorare allo sviluppo di chip in grado di proteggere i nostri pensieri nel momento in cui indossiamo un visore. Questa soluzione fa si che le onde celebrali e le nostre attività neuronali sottoposte stimoli differenti non possano essere lette da terzi. Anche l’idea di prevedere livelli di privacy differenti a seconda dell’interlocutore con cui entriamo in contatto sembra poter proteggere i nostri pensieri.

 

Futuro distopico: l’incubo di un’esistenza in VR

Un altro allarme lanciato da più parti è l’ipotesi di un futuro de-umanizzato in cui trascorreremo la maggior parte della nostra esistenza nei metaversi mentre il mondo fisico perderà interesse. Di fronte a quest’affresco che sfiora l’apocalittico occorrono alcune precisazioni. Innanzitutto i metaversi in quanto piattaforme in cui interagire e partecipare ad attività collettive esistono già. I social e i giochi online sono l’esempio più immediato e nessuna di queste due tipologie di piattaforme assorbe completamente la vita della stragrande maggioranza delle persone. Il solo fatto che l’esperienza sarà maggiormente immersiva non ci sembra sufficiente per credere che saremo pronti ad abbandonare qualsiasi legame con la realtà.

 

Non vogliamo minimizzare, i casi di soggetti dipendenti emergeranno. Probabilmente il numero sarà limitato ma sicuramente bisogna considerare il problema con serietà. Il mondo del gaming ha già dato prova dell’esistenza di soluzioni efficaci. Per fare un esempio, World of Warcraft ha cambiato parte del gameplay per evitare che le persone restassero troppo tempo connesse e, di fatto, ha limitato il rischio di addiction disease. Per concludere, se è vero che una certa soglia di allarme sociale è giustificata, altrettanto vero è che devono essere considerati anche gli aspetti positivi di questi futuri sviluppi dei metaversi. La possibilità di collaborare in sicurezza e di essere in contatto in ogni angolo del mondo potrebbe accelerare alcune attività lasciando più tempo per noi stessi.

 

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Pubblicato il 1 febbraio 2022