La paura del cambiamento: perché temiamo così tanto il metaverso?

La paura del cambiamento: perché temiamo così tanto il metaverso?

 

Nel 1800 è stato scritto il primo romanzo. 100 anni dopo è arrivato l’ascensore. Intorno al 1910 è stato il turno della prima auto, della prima trasmissione radio e del primo film. Dal 1970 invece, al via le ricerche per produrre i primi pc. Infine, nel 1990, il walkman è entrato nelle vetrine di molti negozi di tecnologia. 

Cosa centra tutto questo con il Metaverso? Apparentemente nulla, ma psicologicamente tutto. 


Siamo pronti a credere che se intervistassimo un campione numeroso di persone, alla domanda “che sensazioni ti provoca l’avvento del Metaverso?” La risposta che dominerebbe la classifica sarebbe paura. 

La stessa risposta che è andata per la maggiore relativamente a tutte le invenzioni elencate qualche riga fa. I romanzi venivano accusati di incentivare idee pericolose nella testa dei “più deboli”, donne e adolescenti, nonché di distrarre dai libri seri, come le enciclopedie scolastiche. Si puntava il dito contro gli ascensori (questa fa davvero sorridere) perché causa di crimini incontrollabili e brain Fever, una non conosciuta malattia del cervello dovuta allo sbalzo di livello che provocava febbre e giramenti di testa. Il walkman sembrava il più pericoloso di tutti: era accusato di diseducare, di isolare e di portare a malattie legate alla socialità. (Lo statement “La musica ci salverà l’anima” era stato messo un attimo in secondo piano).  

La paura del cambiamento

Una delle storie più vecchie del mondo, quindi: tutto ciò che non conosciamo ci fa paura, compreso il futuro. In psicologia questa fobia è chiamata neofobia o Metathesiofobia, ovvero paura del nuovo. Se da un lato può sembrare una paura apparentemente immotivata, dall’altro è quasi la normalità: si tratta di un atteggiamento inconscio che risale ai primari istinti dell'uomo, che riconosce più sicuro ciò che ha già sperimentato, al contrario di ciò che non ha mai provato, che appare invece insicuro ed instabile. In psicologia, quell’atteggiamento che si manifesta di fronte ad una scelta e che ci porta a direzionarci verso la situazione a noi più nota, si chiama "meccanismo di salvezza": si tratta di un sistema di difesa innato, del tutto istintivo proprio come lo è l’istinto animale.

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Tornando a noi, se trasliamo questo meccanismo nella tecnologia, non solo risulterebbe un freno per il progresso, ma è anche privo di senso: come non è prevedibile il cambiamento, non è nemmeno prevedibile cosa potrebbe accadere se tutto restasse come è. Si vivrebbe meglio? Ci si accontenterebbe di poco? Si starebbe meno ore di fronte ad un mondo virtuale? Nessuno può saperlo.

La sola cosa che sappiamo è che temere il cambiamento è del tutto umano, perché è proprio quando ci si presenta di fronte che ci costringe ad uscire dalla nostra comfort zone (da ciò che conosciamo a memoria) e ci porta verso una zona buia, composta da nuove idee, nuovi concetti e nulla di noto.

C’è una cosa però, che al contrario possiamo sapere con certezza: ad oggi, le tecnologie del Metaverso e tutto quello a cui sono correlate (Blockchain, Gemelli digitali, dispositivi di Realtà Aumentata e Realtà Virtuale) stanno generando grandi passi avanti in molti ambiti, a partire da quello medico. Il dubbio su questo mondo è tangibile e del tutto giustificato, ma anche il progresso che sta portando lo è sempre di più.

Le emozioni che ha generato il Metaverso: da aspettativa altissima a disillusione

In quest’ultimo anno il Metaverso si è fatto spazio nelle nostre menti, nei nostri brand e nei nostri social presentandosi come un essere non ancora ben definito ma allo stesso tempo dai mille volti. Questo lo ha notato anche l’Osservatorio della nota agenzia Ogilvy, che ha misurato come nel tempo questa tecnologia è stata in grado di provocare molte sensazioni differenti nell’utente. 

Inizialmente ha creato la così detta “vibe" che ogni novità tecnologica porta con sé, che si è presto trasformata, soprattutto dopo alcuni discorsi tenuti di Mark Zuckenberg e da esperti nel settore, in un’aspettativa davvero alta. Il Boom di thrill iniziale sta però calando, e secondo la statistica ci troviamo ora in quello strano stato di disillusione comune a tutte le nuove invenzioni: quando vengono a galla alcuni punti dolenti o alcuni fattori che così nuovi poi non sono, o ancora quando questa nuova tecnologia, o meglio, la definizione precisa di essa, tarda ad arrivare. 

Cosa provoca quindi questo panorama nebuloso? Diverse reazioni. 

Ad oggi, gran parte della popolazione ancora lo teme, perché ancora troppo ignoto, ma una parte altrettanto grande è curiosa - scambierebbe un suo sabato sera per entrare subito in questo mondo (o forse, lo sta già facendo). 

Cosa ci aspetta, infine, come terza fase che seguirà lo stato di disillusione? Ce lo illustra proprio questo grafico:

 

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Tra tecnofobia e neofobia: come superarle?

Molto spesso, quello che è paura della novità si identifica in un solo ambito, quello della novità tecnologica. Pensate che The Chapman University Survey on American Fears ha rivelato che gli Americani temono la tecnologia (in particolare l’intelligenza artificiale) più della morte. 

Potrebbe essere questo un caso simile al timore che molti esprimono verso il concetto di Metaverso, che si traduce in domande quali “ma che fine faranno i rapporti umani se sarà tutto virtuale?” “Ma a cosa serve un brand online, se non posso provarmi un vestito? Quanti soldi devo spendere sul metaverso, e come li guadagno?” “Ma perché devo fidarmi di un mondo che non posso toccare?” E molte altre. Chiariamo subito un concetto: questi dubbi sono del tutto leciti. In primis perché ancora nulla è definito, quindi crea ancora molta confusione. In secondo luogo perché c’è ancora pochissima educazione a riguardo. 

Quello che possiamo consigliarvi per superare questi timori (un consiglio valido in generale per tutte le fobie) è rendersi disponibili ad imparare. 

Grazie alla formazione, molte cose che non conosciamo ci possono risultare più chiare e concrete, molte applicazioni del metaverso potranno addirittura farvi pensare che si tratta di una buona idea, che potrebbe davvero semplificarci molti aspetti dell’esistenza, dalla salute al lavoro. In questo video, per esempio, potete scoprirne alcuni: 

 

 

 

Riguardando il grafico iniziale, notiamo che lo step successivo alla fear zone è proprio la Learning zone: è lì che  diventa fondamentale acquisire nuove skill, cercare di trovare dati a supporto di ogni nuova tesi che ci si pone di fronte, e sviluppare una capacità di problem solving adeguata. 

Ricordati che per imparare una cosa così immensa da zero, puoi fare tre piccole (grandi) mosse:

  • Andarci a piccoli passi 
  • Divertirti 
  • Imparare il linguaggio che tutti stanno iniziando ad utilizzare: scopri prima di tutto l’etimologia della parola Metaverso, e cerca di capire i significati di tutto ciò che ci gira intorno, come le parole Blockchain, NFT, Crypto Valute.

Chissà che ci si renda conto che per risolvere certi tipi di problemi, la tecnologia non potrebbe essere altro che un vantaggio.

Concludendo, tutto è nuovo,  nulla è nuovo: siamo di fronte a reazioni del tutto normali, a cui dovremmo essere abituati ma no, la psicologia cognitiva è la prima materia che sostiene che non ci si abitua mai così facilmente alla novità. In ogni caso, non possiamo che essere positivi riguardo ai cambiamenti che stanno avvenendo in questi anni (o forse sarebbe meglio parlare di mesi, addirittura settimane) e alla ricerca tecnologia a cui sono affidati. Come direbbe qualsiasi mentore e/o formatore: la fiducia nel futuro ripaga sempre. 

E tu? Cosa ti fa paura e cosa vorresti approfondire riguardo a questo nuovo modo di vivere il mondo online?  Chiedici una consulenza gratuita: siamo qui per te!

 

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Pubblicato il 15 dicembre 2022