Oculus Quest 2: cos'è e come funziona?

Oculus Quest 2: cos'è e come funziona?

In questo articolo abbiamo parlato delle principali differenze tra i principali visori di realtà virtuale, in questo ci focalizzeremo su uno in particolare: il Quest 2, l’ultimo di casa Oculus. 

(Lo mostriamo in questo video)

Questo visore è stato presentato da Mark Zuckerberg durante l’ultimo Facebook Connect ed è arrivato per rivoluzionare il mondo della realtà virtuale. Oculus Quest 2 infatti è un visore stand alone, che nasce non solo per sostituire i suoi predecessori, il Go e il Quest 1, ma anche per prendere il posto di visori più evoluti, come il Rift.

Facile da usare, ad un prezzo accessibile, con una buonissima risoluzione e la possibilità di collegarlo al PC per prestazioni maggiori, sembra essere il visore che il mercato stava aspettando. Il Quest 2 permette infatti di interagire con l’ambiente virtuale grazie ai controller o all’uso della stesse mani e garantisce esperienze sempre più realistiche, immersive e user friendly.

 

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Ma vediamo nel dettaglio le sue caratteristiche.

Oculus Quest 2 è dotato di Qualcomm Snapdragon XR2, uno dei più potenti processori per smartphone disponibili sul mercato, e di un display con risoluzione più alta rispetto al suo predecessore, ben 1832x1920 per occhio (rispetto ai 1440x1600 del Quest 1). Con queste caratteristiche garantisce più potenza e, di conseguenza, la massimizzazione della produttività: i testi risultano più nitidi, i modelli complessi e le esperienze si caricano in meno tempo ed è facilitata la collaborazione tra persone all’interno degli ambienti virtuali.

Quest 2 contiene anche un motore specializzato per il tracciamento di oggetti, che permette di gestire i movimenti mentre si è immersi nella VR. Questo sistema utilizza quattro videocamere, poste sul visore, che seguono i movimenti dell’utente interagendo con i controller Oculus Touch, che sono stati migliorati ulteriormente. Questi controller sono dei veri e propri joystick, dotati di levette e grilletti analogici, che trasferiscono in modo facile e preciso i gesti e le azioni dell’utente nel mondo virtuale. 

Ma la cosa interessante è che si può fare anche a meno di questi controller, infatti Oculus Quest 2 integra l’hand tracking, ovvero il tracciamento delle mani, già disponibile nella prima versione di Quest. Attivando l’hand tracking è possibile interagire con le esperienze VR in modo più intuitivo e naturale, usando semplicemente i gesti delle mani, proprio come nella realtà. Una tecnologia che è ancora in sviluppo, infatti sono ancora poche le app che ne consentono l’uso, ma dal grandissimo potenziale, in quanto abbatte le barriere date dall’uso dei controller e rende l’esperienza ancora più realistica.

 

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Essendo un visore stand alone, Quest 2 può essere utilizzato in modalità wireless offrendo la possibilità di provare diverse esperienze in qualsiasi luogo, senza bisogno di supporti fisici come il PC a cui però può essere facilmente collegato, liberando tutta la sua potenza e aumentando la durata della batteria.

Grazie all’apposito cavo in fibra ottica da 5 metri, progettato per essere leggero e performante nella trasmissione dei dati, è possibile utilizzare questo visore anche per simulazioni avanzate, programmi di design e progettazione, meetings virtuali e molto altro. È possibile persino connettere il Quest 2 con una smart tv o con l’app mobile Oculus e mostrare anche esternamente quello che l’utente vive nel mondo della realtà virtuale.

 

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Ma Oculus ha pensato anche al suono. Gli altoparlanti integrati offrono un audio direzionale 3D cinematografico. Vuol dire che il suono di quello che ci circonda viene sentito in base alla sua posizione nell’ambiente virtuale e alla sua lontananza. Anche questo, proprio come nella realtà!

Per concludere al di là infatti del mondo videoludico, sono molti i contesti in cui l’uso di questo visore può portare valore, grazie alla possibilità di connetterlo al pc in caso servisse una potenza maggiore, di usarlo senza i controller e di trasportarlo o inviarlo con comodità a clienti, partner o dipendenti, a seconda delle necessità.

Insomma, non vi resta che provarlo!

 

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Pubblicato il 15 ottobre 2020